sabato 16 febbraio 2008

2008, l'anno dello scioglimento di AN

2008, l'anno dello scioglimento di Alleanza Nazionale

Dunque, non avevamo torto, quando lasciammo Alleanza Nazionale. Aveva torto, invece, chi pomposamente puntava contro di noi l’indice accusatore e sentenziava: “Le battaglie si conducono dall’interno!”. L’interno non c’è più. Lo ha stabilito Gianfranco Fini che, coerentemente con il suo disegno personale di approdare finalmente al Partito polare europeo, ha fatto sapere dalla prima pagina di Libero di oggi (leggi l’articolo in formato .pdf: AN Finì), che An si scioglie.
Lo dicemmo alla Costituente: che senso ha dirsi di destra, se si persegue l’ingresso nel Ppe? Che senso ha tenersi la Fiamma, se si cancellano le radici? Ha molto più senso, invece, innalzare, orgogliosamente e da Destra, la bandiera dei valori.
Finalmente ora si capisce perché corriamo da soli, con Daniela Santanché candidata premier. Non abbiamo voluto fingere con i nostri elettori. Non abbiamo abbandonato i nostri militanti. Ci batteremo per far tornare in Parlamento le idee e i valori della Destra, cancellati con un’intervista.
Può diventare il momento più appassionante della nostra vita. Dipende solo da noi far vivere le passioni che ci hanno sempre animato e che ora un’intervista vorrebbe cancellare. Avanti, dunque, fino all’appuntamento di metà aprile, con la nostra lista, con il simbolo elettorale, con i nostri candidati.
La decisione di Fini di correre con il Pdl alle elezioni e di convocare il Congresso per sciogliere An subito dopo fa chiarezza. Lui non si è contato prima in un Congresso, non si conta ora alle elezioni. È tutt’altro che democratico. E ha preferito una lista cinica, pur di evitare l’impietoso giudizio degli elettori.

Francesco Storace

1 commento:

faber ha detto...

Lo spettro del partito contenitore avanza inesorabile, ovattato dall’obiettivo elettorale. Un ambizioso progetto nell’aria ben prima che Berlusconi lo scandisse fuori programma dal predellino dell'auto in piazza San Babila. Agognato dal Cavaliere - aspirante novello duce - smanioso di arringare le folle e consapevole della scarsa propensione alla piazza del popolo azzurro, perciò ben disposto ad aggregare anche gli ex-missini che della militanza hanno sempre fatto il proprio fiore all’occhiello. Desiderato da Fini - aspirante erede al trono di Palazzo Chigi, appena Silvio deciderà di affacciarsi dal balcone del Quirinale - smanioso di liberarsi del pesante fardello della fiamma tricolore, non certo del patrimonio elettorale da questa generato, in ciò agevolato dal ruolo di amministratore unico ed indiscutibile che il partito, anno dopo anno, gli ha assegnato, consegnando nelle sue mani anche il potere di carriera di chiunque.
Eppure, nonostante i desideri spasmodici dei due leader e pavlovianamente dei più fidi collaboratori, la propensione a fondersi dei due partiti non è mai stata unanime, soprattutto nei territori dove, seppure alleati, il rapporto tra FI ed AN è sempre stato di buon vicinato, ma senza concedersi troppa confidenza. Per capirlo, basterebbe osservare questi giorni di campagna elettorale e soprattutto considerare la fatica nella composizione delle liste uniche per le Amministrative, dove col sistema preferenziale le 'liste dei nominati' lasciano il posto a quelle dei candidati, con difficoltà e rivalità annesse e connesse. Proprio nei territori ci saranno le più importanti prove di unità, che faciliteranno la fusione (o annessione, secondo i punti di vista) tra gli ex-rivali, prevista motu proprio dai due leader per il prossimo autunno.
Insomma, la saga delle “comiche finali” è durata poco – ma forse è ancora in corso con un cambio di capo comico - e si aprono le previsioni sul risultato del progetto di partito contenitore. Non è bello fare il ventriloquo, ma quando un osservatore politico, ben titolato, esprime brillantemente il tuo pensiero perché non cedergli la parola : “Quello che era AN è morto e defungerà definitivamente nel futuro, perché la proporzione di rappresentazione è impari. Quelli di AN spariranno nel mare grande del partito dei moderati. E’ finito un mondo. Nel peggiore dei modi. L’MSI era un mondo di dibattiti ideali ma di presenza reale nel paese. E’ stato sostituito da un gruppo che della politica aveva fatto la sua professione, isolandosi rispetto al mondo reale e nutrendo rancore verso l’MSI.” (Il Riformista, 14 marzo 2008)
Grazie Pietrangelo Buttafuoco, perché non sempre è stato facile condividere pienamente il tuo pensiero, come ai tempi in cui eri dirigente nazionale del Fronte della Gioventù. Questa volta, però, hai reso semplice l’arduo compito di vedere lontano e di tratteggiare il futuro di una storia politica.
DAL BLOG http://faber2008.blogspot.com/